Pagina pubblicata in data
21 marzo 2021
Aggiornata il 22 agosto 2022
La giornata internazionale delle foreste è stata istituita nel 2012 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e festeggiata per la prima volta nel 2013. Da allora, il 21 marzo di ogni anno, si celebra la giornata internazionale delle foreste per sensibilizzare e accrescere la consapevolezza di ognuno di noi sull'importanza che hanno le foreste per la sopravvivenza della vita sul nostro pianeta.
La storia di questa giornata però ha radici molto più profonde nel tempo. Infatti, l'idea di una giornata dedicata alle foreste risale al 1971. I primo vero e proprio Forest Day si tenne nel 2007, in concomitanza con la COP 13 sui cambiamenti climatici e il raggiungimento del primo accordo internazionale "completo" sulle foreste.
Da allora seguirono altri sei giornate legati alle COP sul clima fino al 2012, quando l’Assemblea generale delle Nazioni Unite proclama il 21 marzo come giornata internazionale delle foreste.
Anno dopo anno questo appuntamento è cresciuto di importanza, divenendo l'occasione per incontri, seminari, progetti e campagne di piantumazione.
La deforestazione per l'ampliamento dell'agricoltura intensiva e degli allevamenti bovini sono le principali minacce alla sopravvivenza delle aree verdi del mondo. Cambiare le nostro abitudini è fondamentale per salvaguardare i "polmoni" della Terra.
"Quando beviamo un bicchiere d’acqua, scriviamo su un quaderno, prendiamo medicine per la febbre o costruiamo una casa, non sempre facciamo il collegamento con le foreste. Eppure, questi e molti altri aspetti della nostra vita sono collegati alle foreste in un modo o nell’altro."
Oltre ad essere i polmoni del pianeta, le foreste sono gli ecosistemi più ricchi di biodiversità. Secondo il rapporto della FAO sullo stato delle foreste del 2020, le foreste ospiano 60mila specie diverse di alberi, l’80% delle specie di anfibi, il 75% delle specie di uccelli e il 68% delle specie di mammiferi della Terra.
Svolgono un'importante ruolo nel prevenire l’erosione del suolo. Proteggono dalle alluvioni, migliorano la qualità delle acque e combattono gli effetti negativi del cambiamento climatico.
Le foreste sono veri e propri serbatoi di carbonio. In particolare, a livello globale, sono seconde solo agli oceani: trattengono complessivamente ben 861 miliardi di tonnellate di carbonio e ogni anno assorbono circa un terzo delle emissioni antropiche di CO2, evitandone l’accumulo in atmosfera. Offrono molti altri benefici, come la produzione di ossigeno e la regolazione del ciclo delle piogge.
Nonostante le foreste siano così importanti per la nostra sopravvivenza, ben 12 milioni di ettari di foreste vengono distrutti ogni anno. Secondo l’ISPRA, l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, la deforestazione a scala globale è un fenomeno "allarmante".
La deforestazione rappresenta, infatti, la seconda fonte umana di CO2, con ben 8 miliardi di tonnellate di CO2 emesse ogni anno dal 2000 ad oggi, periodo in cui è stato perso ben il 10% della superficie forestale mondiale.
Considerando che gli alberi sono costituiti per circa il 20% del proprio peso da carbonio, parte della CO2 assorbita dalle foreste tramite la fotosintesi viene riemessa in atmosfera quando gli alberi vengono tagliati.
Secondo il report del WWF "Deforestazione e cambiamento climatico: l’impatto dei consumi sui sistemi naturali" e realizzato in vista dell'evento Earth Hour, quasi il 90% della deforestazione a livello globale è dovuto all’espansione dell’agricoltura, mentre altre cause quali incendi e urbanizzazione costituiscono solo una minor parte del problema. Gli allevamenti di bovini insieme alle coltivazioni di palma da olio, soia, cacao, gomma, caffè e legno sono stati responsabili del 57% della deforestazione connessa con l’agricoltura tra il 2001 e il 2015, portandoci via un’area di foreste grande quanto la Germania.
Dal 2000 al 2019, a livello geografico circa il 70% della perdita di foreste si è concentrata in tropici e sub-tropici: in particolare, tra il 2000 e il 2017 sono stati persi più di 43 milioni di ettari – un’area grande quanto il Marocco – in quelli che sono stati individuati come gli hotspot della deforestazione globale: America Latina, Africa Sub-Sahariana e Sud-Est asiatico. Tra il 2001 e il 2020, i Paesi interessati dalla maggiore accelerazione nella deforestazione sono stati Repubblica Democratica del Congo, Indonesia e Brasile.
Oltre ai problemi legati al clima, la deforestazione mette a rischio la sopravvivenza delle popolazioni indigene che dipendono strettamente da questi ecosistemi e provoca la perdita dell’habitat di molte specie animali e vegetali, causandone spesso l’estinzione.
In uno scenario in cui tutte le ricerche convergono sul fatto che non ci possiamo salvare dal cambiamento climatico senza fermare la deforestazione e la distruzione di altri ecosistemi naturali, la Commissione europea, a novembre 2021, ha presentato una proposta di legge per minimizzare l’impatto dei consumi europei sulle foreste del Pianeta. L’obiettivo della normativa è ridurre significativamente l’impronta ecologica del commercio internazionale richiedendo alle aziende, che immettono una serie di materie prime e prodotti sul mercato comunitario, di tracciarne l’origine e dimostrare che non siano collegati alla distruzione o al degrado delle foreste. Questa legge è una concretizzazione del "Green Deal europeo" ed è uno dei pilastri dell’azione globale per contribuire a fermare il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità.
Un primo grande passo è stato compiuto il 2 novembre 2021, quando i leader mondiali dalla COP di Glasgow hanno concordato l’impegno ad arrestare e invertire la deforestazione e il degrado del suolo entro il 2030. E a tutelare, conservare e ripristinare le foreste superstiti.
Le foreste ricoprono circa il 31% delle terre emerse con una superficie totale di oltre 4 miliardi di ettari.
Dott. Francesco Russo
Articolo tratto dal sito www.brioweb.eu
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